Borgo di Martinengo

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IL BORGO MEDIEVALE DI MARTINENGO

Provincia di Bergamo

Vestigia romane e medievali, archeologia industriale, antichi conventi affrescati, chiese monumentali e antichi oratori campestri: Martinengo è ricca di storia e di arte, testimonianze imprescindibili per vivere e rivivere la storia di un borgo rurale.

PRESENTAZIONE

I primi insediamenti sul territorio comunale risalgono all’epoca romana. Numerose sepolture, con relativi corredi funerari comprendenti monete, utensili e suppellettili, evidenziano la presenza di numerose villae rusticae sparse sul territorio comunale, che però non costituirono mai un vero e proprio villaggio.

Si deve ai Longobardi, che occuparono l’Italia nel VI secolo, la nascita del primo importante nucleo abitativo e del toponimo “Martinengo”, che – con il tipico suffisso engo – significa “proprietà di Martino (o della chiesa di San Martino)”. I nuovi conquistatori, dopo la loro conversione al cattolicesimo (fine VI-inizio VII secolo), vi fondarono alcuni edifici sacri dedicati al culto dei loro santi protettori, tra cui San Giorgio, Sant’Agata, San Michele, San Salvatore; ma soprattutto dotarono il villaggio di un fossato difensivo alimentato dal fontanile che scaturisce sotto l’attuale santuario della Madonna della Fiamma.

Con la conquista dei Franchi di Carlo Magno si aprì una nova epoca, quella feudale, che diede inizio al fenomeno dell’incastellamento. Nel X secolo a Martinengo si stabilirono i conti palatini di Bergamo (i cosiddetti Ghisalbertini) estromessi dalla città dal crescente potere vescovile; e fu proprio questa famiglia ad erigervi un castello nei primi anni dell’XI secolo e a farsi denominare “da Martinengo”.

Nel XII secolo gli abitanti del borgo, che era andato espandendosi al di fuori delle mura del primitivo castello, si costituirono in libero comune rurale, venendo a patti con i feudatari, di cui adottarono – come stemma comunale – la loro arma: l’aquila rossa in campo d’oro. Nei primi anni del XIII secolo il borgo fu provvisto di opere difensive: un ampio fossato ed un imponente terrapieno, a cui si poteva accedere tramite due ingressi: la Porta del Tombino (oggi porta Garibaldi) e la Porta del Bornovo (oggi porta Giovanni XXIII).

Dopo la distruzione di Cortenuova (1237) Martinengo divenne borgo franco di Bergamo; ebbe gli stessi privilegi dei borghi cittadini e la facoltà di tenere un mercato settimanale.

Nel 1332 Azzone Visconti conquistò gran parte dei territori lombardi e Martinengo entrò a far parte del Ducato di Milano. I Visconti dotarono il borgo di una cinta muraria, lo resero autonomo da Bergamo e gli concessero uno statuto proprio. Seguirono decenni di guerre tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, durante le quali Martinengo dovette subire assedi e saccheggi da parte di entrambi gli eserciti in lotta. Il 5 maggio 1428 Venezia conquistò Brescia e Bergamo ponendo il confine di stato al vicino Fosso Bergamasco. La Serenissima conservò al borgo l’autonomia da Bergamo e il suo statuto, ma mise a capo dell’amministrazione comunale un podestà scelto tra la nobiltà veneziana. Dal 1450 al 1475 Martinengo fu la piccola capitale del feudo di Bartolomeo Colleoni, comandante generale delle truppe veneziane di Terraferma. Il nuovo feudatario governò con saggezza e fece prosperare il suo feudo: a Martinengo trasformò in sua residenza l’antica rocca, fece erigere i portici della via principale, favorì la ricostruzione della grandiosa parrocchiale gotica e fece erigere il monastero di Santa Chiara e il Convento della B.V. Incoronata. Intervenne anche sulle fortificazioni del borgo, restaurando le mura e l’ampio fossato.

Nel 1797 a Venezia subentrò la Repubblica Cisalpina: Martinengo entrò a farvi parte ufficialmente il 29 giugno. Sotto il governo napoleonico il borgo fu aggregato a Bergamo e furono soppressi i due conventi. Il dominio napoleonico fu di breve durata: già nel 1815 venne sostituito dal Regno Lombardo-Veneto, incluso nell’Impero austro-ungarico. Sotto l’Austria furono abbattute le mura, ma fu incrementata l’industria tessile, soprattutto quella serica. Nel 1822 nell’ex monastero di S. Chiara fu istituito un collegio-convitto, i cui alunni e insegnanti parteciparono attivamente ai moti e alle guerre risorgimentali.

Rimasto prevalentemente borgo rurale anche durante il cosiddetto boom industriale italiano del dopoguerra, Martinengo ha potuto mantenere quasi intatto il suo aspetto medievale, pur con qualche edificio di architettura liberty fuori le mura e con un suggestivo esempio di archeologia industriale come il Filandone, dove furono girate alcune scene del film “L’albero degli zoccoli” (link alla sezione dedicata al film).  Oltre al caratteristico impianto urbanistico del centro storico, Martinengo offre al visitatore vari monumenti di notevole pregio: la parrocchiale quattrocentesca di S. Agata (purtroppo rimaneggiata pesantemente nel corso del XIX secolo), il monastero di S. Chiara con pregevoli affreschi nella chiesa e nel coro, il convento dell’Incoronata con chiesa affrescata e chiostro, il quartiere Castello primitivo nucleo della città, gli oratori altomedievali di S. Salvatore, S.Michele e S. Rocco, e il caratteristico cimitero settecentesco.

DOVE: Martinengo (BG).

info@martinengo.org
Tel. 0363.988336

INFORMAZIONI TURISTICHE

Il borgo di Martinengo è visitabile su prenotazione. Per maggiori informazioni è possibile contattare L’ufficio Infopoint Pro Loco Martinengo:

Via Allegreni, 29
24057 Martinengo (BG)
Tel. 0363.988336
email: info@martinengo.org
www.martinengo.org

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