GIOVAN BATTISTA DELL’ERA ARTE

Giovan Battista Dell’Era, nacque a Treviglio nel 1765.

Il precoce avvio del ragazzo alla pittura, forse in contrasto con la volontà paterna, avvenne a Bergamo, dove egli compì il proprio apprendistato presso F. Capella.

Influì fortemente sull’artista la frequentazione nei primi anni ’80 dei corsi presso la neocostituita accademia di belle arti di Brera, il centro lombardo più aggiornato sul nuovo orientamento neoclassico, ai quali poté accedere grazie alla sovvenzione assicuratagli dall’orefice L. Varisco. 

Tra i suoi maestri presso l’istituzione braidense vi era lo scultore G. Franchi, il quale segnalò il Dell’Era come uno dei migliori allievi nel disegno al canonico P. Paruta incaricato di indicare al conte Pietro de Salis, governatore e capitano della Valtellina, un valido maestro di disegno per i suoi figli.

Da una lettera autografa del marzo 1785 si ha notizia della sua presenza a Roma per un primo soggiorno di studio finanziato dal de Salis; del suo generoso protettore, tra l’altro, l’artista afferma di aver compiuto un ritratto su ordinazione della moglie e di averne lasciato un altro a Treviglio. 

Roma offrì al Dell’Era uno degli ambienti più stimolanti dell’epoca; un appoggio determinante gli venne dal neocletto cardinale di origine bergamasca Francesco Carrara, fratello di Giacomo il futuro fondatore dell’omonima Accademia di Bergamo ed a sua volta intenditore d’arte. Il cardinale infatti gli commissionò il proprio ritratto identificabile con il dipinto conservato presso la sede municipale di Bergamo.

La pittrice svizzera strinse col Dell’Era un intenso rapporto di amicizia e un duraturo sodalizio. 

Solo nella primavera 1789 lasciò Roma per alcuni mesi: tra il maggio e il giugno era infatti a Firenze impegnato a copiare i dipinti della “Galleria dei lavori di commesso”, entrando così in contatto con il direttore L. Siries con il quale manterrà anche in seguito rapporti di stima e di collaborazione. 

La fama dell’artista rimane comunque legata ad un soggetto sacro, la pala di Ester davanti ad Assuero, eseguita grazie alla mediazione del conte Carrara, per la cappella del Rosario nella basilica di S. Martino ad Alzano Maggiore, dove tutt’ora si trova.