LA SINDONE DI INZAGO

La Sindone d’Inzago è un telo di seta, lungo 413 cm e largo 63 cm, sul quale un ignoto pittore ha dipinto l’immagine frontale e dorsale di una figura umana ed i segni ematici delle ferite riferite ad una crocifissione, come si vedono sulla sacra Sindone di Torino.

Al centro del telo si legge la scritta: “SacrosanctaSindonis Vere Expressa Imago”. Secondo la tradizione il lenzuolo riprodotto a Torino venne regalato da Emanuele Filiberto di Savoia a San Carlo Borromeo quando, nell’ottobre 1578, si recò a piedi a Torino per venerare la sacra Sindone e sciogliere il voto fatto durante la peste che nel 1576 aveva colpito Milano.

“….All’ombra del Duomo le strade pullulavano di carretti carichi di morti: era il 1576, la peste infuriava”. San Carlo Borromeo fece un voto: passato il flagello sarebbe andato a piedi a Chambery ad adorare la Sacra Sindone.

Due anni dopo era pronto a partire, ma il duca Emanuele Filiberto di Savoia pensò bene di accorciare la fatica del pellegrino e di aumentare il prestigio di Torino: trasferì di nascosto la Sindone in città e l’8 ottobre accolse il cardinale. Volle fargli anche un dono: una copia del sacro lenzuolo realizzata tempo prima, da tenere a Milano.

Un dono gradito, tanto che più di una volta il santo si avvolse nel sudario in segno di devozione. Passarono i mesi e gli anni, San Carlo morì e la reliquia restò al suo segretario, Lodovico Moneta da Inzago che la portò nella sua villa sulle rive dell’Adda.

Qualche secolo dopo i discendenti la donarono alla parrocchia: ora è nella cripta della chiesa di Santa Maria Assunta, aperta solo nelle occasioni importanti o nel giorno dedicato a San Carlo.

La Sindone si trova in una teca di vetro coperta da un drappo rosso, che si solleva e svela una striscia di tessuto lunga come l’originale, ma in seta anziché in lino, dipinta in ocra, rosso e marrone.

E’ la più antica delle 37 copie esistenti ed è l’unica che mostra come fosse il sudario originale prima dell’incendio del 1532: non ha infatti tracce di quelle bruciature. Ce ne sono altre, che copiano i segni lasciati sull’originale da un rogo a Costantinopoli nel IX secolo: il pittore non capì che erano bruciature, le prese per sangue e le riprodusse in rosso. “Questi indizi – spiega il parroco Don Davide Mazzucchelli – fanno pensare che sia stata creata tra il 1200, quando arrivò in Europa la seta, e il 1532, anno dell’incendio di Chambery.

Forse era una copia fatta per non esporre al pubblico l’originale. Anche a Inzago il parroco di inizio secolo pensò di lasciarla in chiesa: la fece tagliare all’altezza del capo per esporla in posizione verticale e mostrarla come una figura vera, davanti e dietro. Fu il cardinale Schuster, nel 1933, a farla ricucire dalle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda, che la riportarono com’era ai tempi di San Carlo”….

Nel 1965, ricorrendo il IV centenario dell’ingresso in Milano di san Carlo Borromeo, la Sindone fu esposta nelle chiese del Vicariato Foraneo d’Inzago che comprendeva le Parrocchie di: Pozzuolo Martesana, Trecella, Groppello d’Adda, Bettola di Pozzo d’Adda e Masate.

Al termine di quella iniziativa che prese il nome di “Peregrinatio san Carolis”, la copia della Sindone fu riposta nella nuova cripta della chiesa parrocchiale. In quella occasione l’arcivescovo card. Giovanni Colombo dispose che la Sindone potesse essere esposta al pubblico ogni 10 anni e non più ogni 25, come disposto in precedenza dall’arcivescovo Schuster.

Nel 1978 fu esposta nel Duomo di Milano, in ricordo del IV centenario del pellegrinaggio di san Carlo alla Sindone di Torino. Nel 1985 fu esposta nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, all’altare della Pietà e nel 2000 a Siena in una mostra sulle copie della Sindone.

Nel 1991 fu oggetto di una ricognizione di studio, da parte del sindonologo Mario Moroni. L’analisi dei materiali usati per la pittura, prelevati dal tessuto mediante speciali nastri adesivi, ha appurato l’utilizzo di tempera per la figura umana e come colorante dei segni ematici la robbia di rosa. L’indagine scientifica, effettuata con apparecchiature tecnologicamente avanzate, fu compiuta da un laboratorio di Chicago, Illinois, USA. All’inizio del 2010 la copia della Sindone fu sottoposta ad un intervento di restauro conservativo, effettuato da un laboratorio specializzato in tessuti antichi. Al termine del restauro la Reliquia è stata posta in una nuova teca, destinata a garantirne una consona conservazione, collocata nel presbiterio della chiesa parrocchiale.

L’arcivescovo di Milano card. Dionigi Tettamanzi, su richiesta del parroco di Inzago, don Antonio Imeri, ha stabilito, con proprio decreto del marzo 2010, che la Sindone d’Inzago può essere mostrata annualmente ai fedeli nella ricorrenza della Pasqua: “Ad incremento della devozione e della pietà popolare per la Passione del Signore Gesù, nella fede verso la santa Pasqua di Risurrezione”.