LA BIOGRAFIA

UNA VITA DIETRO LA CINEPRESA

GLI INIZI: IL DOCUMENTARISTA

Ermanno Olmi era nato nel quartiere Malpensata di Bergamo nel 1931 da famiglia una profondamente cattolica (elemento che certamente influirà nella sua filmografia), ma ancora piccolo si trasferisce a Treviglio, dalla nonna materna Elisabetta. Qui comincia a stringersi quel legame forte con la terra, materiale e d’origine, che troverà spazio in diversi suoi lavori. Rimane precocemente orfano di padre. Nel 1947 è impiegato come fattorino presso la società elettrica Edisonvolta, che gli affida anche l’organizzazione delle attività ricreative aziendali. Nella primavera del 1951, uno spettacolo di varietà da lui scritto e allestito al teatro della Triennale ottiene un successo tale che i dirigenti della Edisonvolta gli assegnano una vera e propria sezione cinema. Pur non avendo alcuna esperienza alle spalle, fatti salvi ai corsi di recitazione all’Accademia di Arte Drammatica a Milano, Olmi sfrutta l’occasione per dimostrare tutto il suo talento e nel 1953 esordisce dietro la macchina da presa con il documentario “La diga del ghiacciaio”; seguirà una fittissima produzione documentaria, ancora oggi preziosa testimonianza della realtà industriale italiana nel periodo del dopoguerra. È già evidente in questi filmati la peculiare attenzione per l’uomo – gli operai in questo caso- che caratterizzerà tutta la sua opera.

IL DEBUTTO SUL GRANDE SCHERMO

Il lungometraggio “Il tempo si è fermato”, del ’59, segna l’approdo al cinema. Tuttavia, nonostante il taglio più narrativo, Olmi non abbandona  il documentario, genere che viene però “relegato” alla televisione. Nel 1961 lascia la Edisonvolta e, con alcuni amici, fonda a Milano “22 dicembre”, casa di produzione che finanzia “Il posto”, che trova una distribuzione internazionale e un’ottima accoglienza da parte degli addetti ai lavori, tanto da aggiudicarsi il Premio della critica della Mostra del cinema di Venezia di quell’anno.  Sul set inoltre conosce Loredana Detto, che sposerà.
Seguono “I fidanzati” (1963) ed “E venne un uomo” (1965), biografia di Papa Giovanni XXIII.

IL SUCCESSO

Dopo un periodo contrassegnato da lavori minori –“Un certo giorno” (1968”), “I recuperanti”  (1969),  “Durante l’estate” (1971) e “La circostanza” (1974)-, Olmi dà vita quello che indubbiamente rappresenta il suo capolavoro assoluto, L’albero degli zoccoli . Pellicola altamente poetica e insieme cruda che racconta l’ambiente contadino bergamasco tanto caro al regista, attraverso  le vite di quattro  famiglie di coloni alla fine dell’ottocento.  Il film ottiene un inaspettato successo che gli vale la Palma d’oro al Festival di Cannes  e 6 nastri d’argento oltre a numerosi altri riconoscimenti.
Nel 1982 fonda a Bassano del Grappa la scuola “Ipotesi Cinema” e dirige Camminacammina per poi tornare a girare documentari per la Rai.

LA MALATTIA E IL RITORNO SUL SET

Nell’inverno del 1984, durante le riprese di quello che sarebbe stato un film sulla propria infanzia (peraltro mai più realizzato, se non in forma di romanzo), Olmi  è colpito gravemente dalla sindrome di Guillain Barré ed è costretto a una lunga pausa fino al 1987, anno in cui realizza Lunga vita alla signora!, una commedia grottesca premiata con il Leone d’Argento. L’anno seguente si aggiudica invece il Leone d’Oro con La leggenda del santo bevitore, di caratura internazionale (attori professionisti e cornice parigina). Il film vince inoltre quattro David di Donatello. Nel 1993 è la volta di Il segreto del bosco vecchio con protagonista Paolo Villaggio (evento assai raro vista la predilezione del regista per attori non professionisti). Segue un intermezzo, Genesi. La Creazione e il diluvio  all’interno di un progetto internazionale dal titolo Le storie della Bibbia.

ESPLORANDO NUOVI CONFINI

Nel 2001 dirige un film storico in costume, Il mestiere delle armi, che viene accolto positivamente a livello internazionale (viene presentato a Cannes) e che fa incetta di premi tra cui nove David di Donatello.
Nel 2003 Olmi spiega le vele per la Cina con un racconto epico e piratesco dal titolo Cantando dietro i paraventi, Bud Spencer e Camillo Grassi unici attori occidentali. Nel 2005 firma Tickets, in co-regia con Kiarostami e Loach e nel 2007 realizza Centochiodi, il suo personalissimo canto del cigno nel mondo della fiction (o almeno queste erano le sue intenzioni), che coincide con il suo ritorno al genere documentaristico.

GLI ULTIMI LAVORI: IL RITORNO AL DOCUMENTARIO

Terra Madre, il documentario realizzato in occasione del forum mondiale di Slow Food tenutosi a Torino nel 2006 e il cortometraggio Il pianeta che ci ospita, per Expo 2015, testimoniano il profondo amore per la terra, Madre che permette la nostra sussistenza minacciata però dalle logiche del mercato globale.
Del 2017 è l’ultimo lavoro: Vedete, sono uno di voi, sul cardinale Carlo Maria Martini.
Parallelamente, dopo aver ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia (2008), torna a dedicarsi, malgrado il recente addio, al genere drammatico con Il villaggio di cartone (2011) e soprattutto Torneranno i prati (2014). Quest’ultimo, ambientato nelle trincee sull’Altopiano di Asiago (teatro di sanguinose battaglie), è stato realizzato in concomitanza con le celebrazioni del centenario della 1° Guerra Mondiale ed è stato proiettato per la prima volta il 4 novembre del 2014 alla presenza del Presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato.

Proprio ad Asiago Ermanno Olmi muore il 7 maggio 2018.