LE LEGGENDE DEL CASTELLO DI TREZZO

Il castello di Trezzo sorge sulla riva del fiume Adda in provincia di Milano.

Sorto in età longobarda, fu una rocca del Barbarossa e poi dei Visconti. Molte sono le leggende e i misteri che si celano tra le rovine di questo antico castello. Si racconta che il castello nasconda un grande tesoro, appartenuto a Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero nella seconda metà del XII secolo e che a protezione di tale tesoro ci siano fantasmi di interi eserciti e dello stesso Barbarossa.

Anche intorno alla famiglia dei Visconti si tramandano antiche leggende, all’interno del castello si trovano due pozzi, in uno di questi, gli stessi Visconti gettavano giù gli ospiti indesiderati ed i nemici catturati in guerra. Altri, venivano torturati.

Nei sotterranei del castello, infatti, si trova la “stanza della goccia”.

I sotterranei, scavati direttamente in grotte naturali, sono umidi, quindi specialmente in certi punti, cadono gocce d’acqua in continuazione dal soffitto.

Questa stanza sorge in uno di questi punti. Il prigioniero veniva legato proprio sotto una di queste gocce che lentamente gli scavavano il cranio provocandogli la morte atrocemente.

Su alcune pareti dei sotterranei, vi sono delle macchie rosse. Si dice sia il sangue delle migliaia di persone morte lì sotto che sgorga dalla roccia per ricordare agli uomini di oggi quei tristi e maledetti momenti. Come, ad esempio, la figlia di Bernabò Visconti, signore alla fine del XIV secolo, che venne murata viva nelle segrete del castello, colpevole di essersi innamorata dello stalliere, il quale morì anch’egli nel tentativo di difenderla. Ma qui vi morì lo stesso Bernabò, avvelenato per volere di Gian Galeazzo Visconti.

Ma i misteri non finiscono qui. Sempre nel castello, tempo fa, uno scavo archeologico ha portato alla luce lo scheletro di un longobardo, sicuramente un uomo importante, visto il ricco corredo funebre.

La stranezza è questa: dalle ossa rinvenute, si capisce che la persona in questione doveva essere alta più di due metri! Un vero gigante dell’antichità.

Di sicuro, più di 2 metri e 40 cm, visto che queste erano le grandezze della tomba in cui furono rinvenute le ossa; l’uomo venne riposto in questo sepolcro, ma dovettero farcelo stare, visto che era anche più lungo!

Tornando nei sotterranei, ad un certo punto, troviamo una porta che non conduce da nessuna parte.

Il soffitto in quel punto è crollato, impedendo ai posteri di capire dove portasse quel passaggio. Tuttavia, si ritiene che tale via conducesse nelle profondità della terra e poi ad un altro castello distante qualche decina di chilometri, addirittura passante sotto il letto del fiume Adda. Nel medioevo, infatti, erano comuni questi passaggi sotterranei che collegavano i castelli tra di loro. Utili in caso di assedio, per fuggire senza passare dalla porta principale. Ma non è tutto. Alcuni pensano che proprio in queste gallerie, ormai chiuse dal tempo, il Barbarossa potrebbe aver nascosto il suo tesoro.